di Eugenio Lendaro, Università La Sapienza di Roma (Polo di Latina)

È noto, che le nazioni del sud Europa presentano la più bassa incidenza delle patologie cardiache. Il fattore  che potrebbe spiegare questo  fenomeno, definito “paradosso Mediterraneo”,  risiede nello stile di vita tipico di queste regioni, caratterizzato da regolare attività fisica e da un particolare regime alimentare.  Tali evidenze furono per la prima volta dimostrate nel 1980 dallo studio epidemiologico del medico  Ancel Keys, che coniò il termine di Dieta Mediterranea. A partire da quell’anno sono stati effettuati numerosi studi che hanno dimostrato come la Dieta Mediterranea sia probabilmente associata ad una riduzione dell’incidenza della mortalità, non solo delle patologie cardiache, ma anche di molte forme tumorali e delle malattie neurodegenerative.

La Dieta Mediterranea è caratterizzata da:

- un alto consumo dei vegetali, legumi, frutta e cereali, - un regolare, ma moderato, uso di vino, - un moderato consumo di pesce e carne bianca, - un moderato consumo di prodotti caseari - un basso consumo di carne rossa, - ed un relativo alto consumo di grassi insaturi (più del 40% delle Kcal giornaliere) proveniente principalmente dall’olio extravergine d’oliva.

I benefici dell’olio d’oliva sono noti fin dai tempi più antichi tanto che  tale nutrimento fu tradizionalmente considerato come una sostanza a metà strada tra l’alimento ed il medicinale. Tradizionalmente, gli effetti benefici sulla salute umana sono stati attribuiti all’alto contenuto di acidi grassi insaturi ed in particolare dell’acido oleico il maggiore costituente (circa il 75%). Tuttavia oggi, indagini scientifiche, hanno dimostrato che questi effetti possono essere principalmente  attribuiti a dei “costituenti minori”, circa  1-2%, ed in particolare ad una classe di molecole idrosolubili, i fenoli. Questa frazione di costituenti possiede attività antiossidanti, anti-infiammatorie, anti-tumorali ed anti-microbiche. La composizione fenolica dell’olio d’oliva varia in quantità (60-600 mg/kg) e qualità in funzione della specie vegetale, della composizione del suolo,  del grado di maturazione del frutto, del clima, del metodo di conservazione delle drupe, del metodo di produzione e delle condizioni di conservazione del prodotto finito. Convenzionalmente i composti fenolici estratti da fonti vegetali sono chiamati polifenoli anche se non tutte le molecole sono derivati polimerici della subunità unitaria, il fenolo.  In generale nell’olio  sono presenti quattro principali classi molecolari di polifenoli:

i fenoli semplici, i secoiridoidi, i lignani, i flavonoidi,

È interessante notare che i fenoli semplici (es. idrossitirosilo) e i secoiridoidi (es.oleuropeina) sono presenti, in quantità relativamente alte, solo nell’olio d’oliva extravergine; inoltre le evidenze sperimentali raccolte negli ultimi anni indicano che proprio queste molecole sono in grado di mediare le attività “farmacologiche” dell’olio.

Esiste una interessante relazione tra contenuto di queste molecole e la qualità dell’olio; in particolare i secoiridoidi sono presenti in concentrazioni più elevate negli oli giovani con un sapore amaro-piccante e prodotti con particolari attenzioni nei processi di lavorazione.  Inoltre, anche se l’assorbimento e il metabolismo dei polifenoli è complesso, gli studi hanno dimostrato che queste molecole sono  altamente biodisponibili a causa alla loro buona solubilità in acqua, con una efficienza di assorbimento di circa il 55-66%. Una delle principali proprietà dei polifenoli è la loro capacità antiossidante. Sembrerà strano, ma l’ossigeno e il suo metabolismo produce, come inevitabile sottoprodotto, delle specie altamente reattive e tossiche, i radicali liberi. I bersagli dei radicali sono i lipidi, il DNA e le proteine che vengono ossidati; l’accumularsi di queste alterazioni sono alla base non solo dei normali processi di invecchiamento di un organismo ma anche di molte patologie. È ormai noto che il deposito delle specie ossidate del colesterolo sono la principale concausa nella formazione delle placche aterosclerotiche, presupposto di patologie come infarto del miocardio e dell’ictus cerebrale.  Inoltre, i radicali liberi modificando il DNA, macromolecola che contiene le informazioni per il corretto funzionamento di una cellula, possono alterare  il programma genetico spingendo la cellula in un lento ma inesorabile processo neoplastico, base delle patologie oncologiche. Negli ultimi anni è stato dimostrato che l’ossidazione e gli stati di infiammazione sono due processi profondamente interconnessi. Infatti il danno ossidativo attiva la produzione delle molecole che regolano i meccanismi infiammatori, le citochine.

Questi stati non fanno altro che peggiorare il quadro delle patologie sopraccitate innescando processi che si autoalimentano, ad esempio inducendo le cellule a duplicarsi, promuovono la formazione delle masse tumorali. Come già accennato in precedenza le componenti minori dell’olio extravergine d’oliva sono in grado di bloccare sia i radicali liberi che di inibire il rilascio delle citochine; secondo alcuni ricercatori l’azione antinfiammatoria dei polifenoli, in particolare del oleuropeina, è paragonabile a quello dell’ibuprofene principio attivo di molti farmaci. Recentemente si sono accumulati dati su gli effetti benefici dei polifenoli nei processi di apprendimento e sui deficit della memoria. Inoltre, è stato dimostrato che idrossitirosolo e l’oleuropeina, sono in grado di limitare, nelle  patologie neurogenerative, la produzione della proteina β-amiloide e di altre componenti citoscheletriche come la proteina Tau. Il deposito sottoforma di fibrille di queste proteine all’interno dei neuroni è la principale lesione cellulare che provoca la morte del tessuto cerebrale nell’ Alzheimer e nelle taupatie correlate. 

La novità di questi lavori risiede nel fatto che per la prima volta si è ipotizzata l’interazione fisica dei polifenoli con dei bersagli molecolari; in altri termini queste molecole sarebbero in grado di intercalarsi negli aggregati fibrillari “sciogliendoli” ed in alcuni casi tali legami sarebbero in grado di far scattare degli interruttori proteici capaci di mediare processi fisiologici complessi.  L’ultima frontiera in questo campo è sicuramente l’effetto nutragenomico mediato dall’olio extravergine. Sembra, infatti che le componenti polifenoliche siano in grado di modulare i processi con cui l’informazione genetica viene trasferita nella sintesi delle proteine, in altri termini siano in grado di modificare la stabilità delle molecole messaggero (mRNA) i loro stati di maturazione e di modificazione post-trascrizionale. Nonostante l’enorme numero di studi effettuati sui polifenoli dell’olio e la salute umana, a mio avviso, solo alcuni aspetti hanno raccolto sufficienti prove scientifiche inequivocabili. Infatti, se si esclude il caso dei  meccanismi coinvolti nel campo prettamente cardiovascolare, tutte le altre proprietà imputate a questa classe di molecole sono ancora da chiarire specialmente a livello dei meccanismi coinvolti. A questo livello, il ruolo dei vari attori della filiera olivicola è fondamentale. A mio avviso sarebbe auspicabile se si riuscisse a trovare un percorso comune tra produttori e mondo accademico. Esistono già delle realtà, specialmente nel campo enologico, in cui le aziende agricole sono diventate promotrici della ricerca  non solo a livello agronomico. A tal riguardo è da ricordare che nell’attuale Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico Chirurgiche della sede distaccata a Latina della Sapienza, sono in corso ricerche atte a determinare le proprietà farmacologiche nel campo oncologico dei polifenoli  estratti da oli monocultivar di Olea europea vr. Itrana.

Il mio interesse in questo campo della ricerca di base è nato nel 2007 seguendo la tesi sperimentale del Dr. Roberto Monticolo ed è cresciuto negli anni a venire. I dati scientifici fino ad ora raccolti hanno costituito la base di un progetto di di ricerca dal titolo “Olive oil phenols as potential source of  chemopreventive and therapeutic agents against bladder cancer”. Penso che nel nostro territorio si stia creando un’opportunità unica dove l’eccezionale qualità d’olio, possa trovare un valore aggiunto nel finanziamento della ricerca svolta all’interno del polo universitario ormai profondamente radicato nel territorio Pontino.